| La forza per rialzarsi, la velocità per ripartire. All'Italia vista e "ammirata" in Sudafrica durante la Confederation Cup servono soprattutto queste qualità, da trovare nei dodici mesi che ci separano dal prossimo mondiale. Non cambierà il luogo (sempre il Sudafrica), non cambierà il regista (Lippi), è auspicabile cambino gli attori (i giocatori). Alcuni dei quali inadatti a recitari in determinati palcoscenici, altri invece impossibilitati a reggere certi ritmi.
Dopo il quarto titolo mondiale conquistato in Germania è venuto meno un cambio generazionale che, adesso, Lippi ha compreso essere necessario. L'Under di Casiraghi offre alternative in ogni settore del campo e bisogna tenerne conto. Motta e Santon rappresentano alternative importanti come laterali di difesa dove Zambrotta e Grosso sono in riserva. La spia luminosa si è accesa anche sul cruscotto di capitan Cannavaro: Bocchetti e Gamberini le principali alternative.
A centrocampo il solo De Rossi va considerato insostituibile. Pirlo, Camoranesi e Gattuso sembrano solo lontani parenti dei giocatori ammirati in Germania, mentre Montolivo, D'Agostino, Marchisio e Palombo, pur non essendo Gerrard o Mascherano, sono in continua crescita.
Capitolo attacco. Manca, dopo tanti anni, un vero numero 10. Non c'è Baggio, non si vede un Del Piero, non si trova un Totti. C'è Balotelli per il quale la carta d'identità deve essere un valore aggiunto e non un freno a mano costantemente tirato. C'è, soprattutto, Antonio Cassano, il talento più puro dell'intero movimento calcistico italiano. Il barese, però, non può essere limitato sugli esterni. Ecco, perché, ancor prima che sui nomi la rivoluzione del "Lippi parte terza" deve riguardare il modulo di gioco. Il 4-3-3, praticabile solo al massimo della forma fisica, potrebbe/dovrebbe finire in soffitta. Spazio a Cassano al fianco di Gilardino, Toni o Pazzini. E pazienza se Pepe Simone dovrà accontentarsi di un ombrellone sulle spiagge di Riccione
|